XII - LE DOLCEZZE DI BOOZ
(...) Rut riuscì a riempire quasi un efá (40 kg) d’orzo e fece ritorno alla città. Corse a mostrare il ricavato della giornata alla suocera e le dette da mangiare la parte del pranzo che le aveva riservato.
- Dove sei andata a spigolare, oggi? – le chiese Noemi, mentre mangiava. – Benedetto sia quest’uomo per averti accolto con tanta generosità!
Rut le raccontò dove e come aveva lavorato:
- Il padrone del campo si chiama Booz e sembra essere un uomo molto nobile e generoso. Si è offerto di aiutarci in tutto ciò di cui potremmo aver bisogno.
- Benedetto sia dal Signore, che non ha rinunciato alla sua bontà verso i vivi e verso i morti! – gridò Noemi. – Quest’uomo è anche nostro parente stretto, Rut. Egli possiede anche il diritto di riscatto su di noi.
- Vero? – la ragazza sorrideva felice. – È bello appartenere alla famiglia di un uomo così misericordioso! Mi ha detto inoltre di rimanere tra i suoi servi sino alla fine della mietitura.
Gli occhi dell’anziana vedova si bagnarono mentre diceva uno dei suoi proverbi preferiti:
- “Quello che è amico, lo è per tutto il tempo, ma diventa fratello in tempo di disgrazia!”. Questa è una grande benedizione, figlia mia, negli altri campi avresti potuto essere respinta, sia dai padroni che dai servi.
Avendo ricevuto l’approvazione della suocera, Rut continuò a lavorare con le serve di Booz nelle sue terre, finché non finì la mietitura.
La raccolta era finita e i servi si preparavano a setacciare l’orzo e il grano nelle aie di Booz. Rut venne invitata a lavorare con loro il giorno seguente.
Nelle notti precedenti un pensiero tormentava Noemi fino a toglierle il sonno, quindi all’alba, non appena la nuora si svegliò, le parlò di quanto aveva pensato:
- Figlia mia, devi trovare un marito per riuscire a vivere una vita serena e tranquilla e con molti figli.
- Ma, madre mia…
L’anziana donna la interrupe:
- Dice il proverbio: “Il cuore allegro cura il corpo, lo spirito triste secca le ossa” e il detto è veritiero! Ti devi sposare adesso che sei ancora giovane e bella, Rut mia. Ti spiego senza perder tempo: questo Booz è nostro parente, non si è mai sposato, è ricco e padrone di molte terre, potrebbe essere un ottimo marito, per qualunque donna.
La nuora rise dell’entusiasmo e dell’interesse di Noemi:
- “Una donna ficcanaso è una goccia costante” – l’imitò, scherzando con la citazione dei suoi proverbi tanto amati. – Booz deve avere molte donne interessate a sposarlo, è ancora un bell’uomo, anche se non più è giovane e per giunta possiede un cuore buono e generoso.
- Anche avendo altre pretendenti, figlia mia, nessuna di loro è soggetta al riscatto di Booz, come te. Lui è perfetto per te, di sicuro converrai con me che“vale di più un uomo paziente che un eroe”. E poi, è ancora meglio se ti piace!
- Non ho detto questo!– ribadì Rut, fingendosi scandalizzata.
L’anziana proseguì con il suo raziocinio:
- “ I capelli bianchi sono la corona di gloria che si trova sul cammino della giustizia” e io spero che lui ti faccia giustizia…
- A quale giustizia ti riferisci, madre mia? Non capisco. Oggi parli solo per proverbi, detti e misteri e…
L’interrupe di nuovo:
- Dimentica tutto questo e ascoltami: Booz deve occuparsi del suo orzo questo pomeriggio. Passa un po’ di tempo a casa e lavati con acqua profumata, ungiti il corpo con quest’olio che ti ho comprato, metti i tuoi migliori vestiti e curati il viso; comportati come se oggi fosse il giorno delle tue nozze.
Rut l’ascoltava piena di spavento:
- Perché devo fare questo, madre? Io sono una povera vedova, non ho doti e non mi vado a sposare.
Noemi la ammonì, spazientita:
- Non discutere e fa come ti ho detto, “la donna avvenente raggiungerà la gloria e l’uomo diligente la fortuna”, due cose che stanno molto bene insieme. Vai fino all’aia di Booz quando sarà l’ora di cena ma non lasciarti vedere finché non avrà finito di mangiare e bere. Aspetta che vada a coricarsi e seguilo di nascosto, per scoprire dove andrà a dormire. Non lasciare che nessuno ti veda quando andrai da lui e, senza svegliarlo, alza la parte della coperta che gli copre i piedi e sdraiati lì.
- Ai suoi piedi?! – disse allora la moabita costernata, non conosceva molti dei costumi del popolo di suo marito. – Perché?
- Lui stesso ti dirà cosa devi fare – rispose la vecchia, misteriosa. – Ma devi riuscire a far si che lui lanci il suo mantello sopra la tua testa.
- Farò tutto quel che mi hai detto – promise la nuora. – Ma, dimmi una cosa, per favore, perché devo mettermi sotto il mantello di Booz?
- Tra il nostro popolo, se un uomo stende il suo mantello sopra una donna, si impegna a prenderla in sposa.
Rut si zittì e andò a prepararsi per il bagno, canticchiando una canzone. Si sorprese della sua immediata allegria, era da troppo tempo che viveva immersa nella tristezza e nella solitudine della sua situazione di vedova, circondata dal lutto da tutte le parti.
Si immerse nell’acqua con il pensiero di Booz e con l’immagine della sua prestanza potente e gentile.
Da moltissimo non sentiva una sensazione così dolce che le percorreva il corpo e se ne lasciò cullare: non la respinse come cosa dannosa per lo spirito, continuava anzi ad asciugarsi e a rendersi quanto più bella le fosse possibile. Quando ebbe finito, Noemi la fissò a lungo e sorridendo espresse la sua approvazione:
- Sei perfetta, figlia mia. Va hai la mia benedizione e non dimenticare che: “la sorte la portiamo in seno, ma è il Signore che decide”.
Rut arrivò nell’aia del parente di Noemi e seguì minuziosamente le istruzioni datele dalla suocera. Non si mostrò a Booz ma rimase nascosta mentre lo vedeva camminare con i suoi uomini, impartendo ordini e assegnando lavori. Fu contenta di sentire che la cercava tra i gruppi delle donne, chiedendo più volte di lei alle mietitrici e, quando finalmente desistette dal cercarla si sedette a cena, sembrava triste e scoraggiato.
Quando furono a metà della cena, Rut si unì a un gruppo di mietitrici che, non molto lontano dal tavolo del padrone, cercavano di rallegrarlo con canzoni e coinvolgendolo nel canto. Quando la vide, il viso gli si illuminò di gioia perché non era stata mai così bella, infatti quando spigolava dietro i mietitori vestiva come una povera e modesta vedova. Quella notte, con quelle vesti tanto belle, rassomigliava a una sposa durante la festa di matrimonio, anche gli altri uomini sospesero il lavoro, incantati dalla sua voce e dalla sua grazia.
Il vino, le canzoni e la presenza di Rut rianimarono l’animo del padrone che cantò e bevve con i suoi; scorse però sui visi dei ragazzi l’ammirazione per la bellezza della vedova, li vide disputarsi ingenuamente un suo sguardo, una parola. Il valente contadino si adombrò, sentiva nascere dentro di sé la malinconia e la solitudine.
Si alzò bruscamente, dicendo di aver sonno e che sarebbe andato a dormire. Andò a sdraiarsi su un pagliaio, lontano dalla festa e dal rumore. Nella testa aveva ancora il pensiero di Rut, della dolcezza delle sue labbra quando gli aveva baciato la mano e tutto questo gli faceva battere il cuore all’impazzata quasi fino a soffocarlo. Tanta era l’emozione che ebbe difficoltà ad addormentarsi.
Rut aspettò qualche istante, dopo di che uscì con leggerezza dalla ruota dei mietitori che le stavano intorno, passando dalla luce all’oscurità della notte senza luna. Si avvicinò piano verso il giaciglio su cui dormiva Booz, sentendo il suo respiro tranquillo allontanò il mantello che gli copriva i piedi e si sdraiò accanto a lui con la schiena curva e le gambe piegate, come fosse stata lei quella luna crescente che li guardava dal firmamento. Si tolse la tunica e con molta delicatezza, stando attenta a non svegliarlo, pose i piedi di Booz tra le sue cosce, si rannicchiò contro di lui quasi come una gatta assonnata e si addormentò subito.
Nel bel mezzo della notte l’uomo si destò sconvolto da un incubo di catene e prigioni, ma ben presto lo spavento si mutò in sorpresa quando capì che era un volto di donna quello che stava avviluppato sulle sue gambe, sentì poi il caldo tepore delle cosce morbide di lei riscaldargli i piedi.
Chi sei? – chiese alla sconosciuta, ancora assonnato ma con il corpo già scosso dal desiderio, indovinando la figura della donna sotto le coltri.
Il volto si mosse fin quasi a prostrarsi, piegato su se stesso, le braccia nude gli avvolgevano i piedi come in un abbraccio, i piedi di lui erano sul ventre di lei.
- Sono Rut, la tua serva. Coprimi con il tuo mantello, mio signore, perché tu hai il diritto di riscatto su di me, io ti appartengo.
Sentì che la ragazza si stava spogliando e si mosse subito per coprirla, aveva timore che qualcuno potesse vederla, ma nell’oscurità della notte non riuscì a trovare le sue vesti, così la coprì stringendola contro il suo corpo nudo. Poggiando la testa contro il suo petto, Rut mormorò piano:
- Vieni, mio signore, vieni a conoscere la mia nudità.
Era snella e slanciata come una spiga d’orzo e Booz la sentì muoversi sotto la tunica, la pelle era morbida, i seni rotondi e sodi premevano contro il suo stomaco e le lunghe gambe avviluppate tra le sue; Booz cercava di resistere alla tentazione di gettarsi sulla paglia con lei, rotolandosi tra le vesti, come protetti da una minuscola tenda e sfogare così la passione che ardeva nel suo corpo.
Non aveva più l’età per perdere la testa con cose di questo genere, ma le mani di lei gli accarezzavano le spalle e scendevano giù fino alle reni, le labbra si accostavano al suo petto con la dolcezza del miele, aveva il ventre di donna morbido e caldo come messe matura: sentiva affievolirsi la sua forza d’animo, la volontà venir meno e lasciare il posto al desiderio, alla tentazione irresistibile di possederla, così quasi in un sussurro tiepido le chiese scusa per tanta debolezza:
- Può forse un uomo nascondere un fuoco in petto senza che le vesti gli si infiammino? Senza allontanarla, si spogliò del tutto e rimasero nudi. Lui in piedi teso e forte e Rut avvolta al suo corpo come un rampicante sul tronco di un albero che pazientemente lo sostiene. La attirò a sé tenendola con le mani tanto grandi quanto tenere, fatte per amare la terra e per trarne i frutti, la penetrò a lungo, come ancora sconvolto da un sogno spaventoso.
Quando la lasciò, l’accarezzò con gesti dolci e impacciati, ancora pentito della sua debolezza. Si rivestirono in silenzio e Booz le disse con una tenerezza velata di tristezza:
- Dio ti benedica, figlia mia, per il tesoro inestimabile che mi hai donato. La tua bontà vale più di ogni altra ricchezza al mondo e sarà giudicata buona anche dagli occhi del cielo, perché non hai cercato giovani, fossero essi poveri o ricchi, ma sei venuta da un uomo vecchio e solo per offrirgli consolazione. Ti ho presa in sposa questa notte, nel mio cuore e davanti agli occhi di Dio, perché tutta la città sappia che sei una donna virtuosa. – Fece una pausa e concluse con difficoltà: - Purtroppo però, le leggi degli uomini non sempre sono d’accordo con quelle di Dio e dell’anima. -
- Che vuoi dire, mio signore? – chiese Rut, spaventata. L’abbracciò in un impulso, nascondendo la testa nel suo petto. – Non posso stare con te? È perché sono straniera in questa terra?Per questo non puoi avermi in sposa, presso il tuo popolo?
Booz le prese il viso tra le mani le baciò le labbra, giurando che quella sarebbe stata l’ultima volta, fino al giorno in cui non avrebbe avuto la libertà di farlo agli occhi del mondo.
- Non temere, figlia mia. Farò tutto quello che desideri. Non negherò certo di essere tuo parente e che per questo potrò esercitare su di te il mio diritto di riscatto ma, purtroppo, c’è un altro uomo nella nostra famiglia che ne ha più diritto di me, perché è un parente più prossimo di Elimelech.
Le lacrime proruppero dagli occhi di Rut e la sua voce si fece angosciata, malgrado tentasse di dominare il pianto:
- Un altro parente? Ma io non voglio essere la moglie di nessun altro uomo, il mio cuore ha già scelto Booz come sposo e si è già accostato alla mia intimità!
Come erano dolci le sue parole! Nell’anima del vecchio contadino si fondevano tristezza e passione me non poteva fare niente senza aver prima sentito il giudizio del Consiglio degli Anziani:
- Riposa qui questa notte. Domani convocherò questo nostro parente alle porte della città e vedremo se desidera esercitare il suo diritto di riscatto su di te: dovrà farlo davanti a dei testimoni, in caso contrario potrò farlo io, lo giuro in nome di Dio! Adesso dormi per un paio di ore, perché il mattino non tarderà ad arrivare.
Rut rimase sdraiata ai suoi piedi fino all’alba, poiché Booz non voleva correre il rischio di cedere di nuovo alla tentazione, ma, malgrado questo l’uomo non riuscì a dormire ugualmente. Quando il cielo cominciava appena a rischiararsi la svegliò:
- Devi partire subito, perché nessuno capisca che stavi con me. Apri il tuo mantello.
Glielo riempì con sei misure d’orzo, facendo un fagotto e glielo mise sulle spalle,salutandola senza neppure un bacio o una carezza. Così Rut entrò nella città e si diresse verso la casa della suocera.
- Come stai, figlia mia? – Chiese Noemi, guardandola con occhi curiosi e ansiosi. – Non vieni forse dalla casa di Booz?. Hai trascorso dunque la notte con lui?
Rut le raccontò tutto anche dell’esistenza di un uomo, loro parente, che aveva più diritti di Booz su di lei. Tralasciò i particolari legati ai momenti della loro dolce intimità.
- Un altro “liberatore”, nella nostra famiglia? – chiese sorpresa la vecchia, per aggiungere subito: - È vero, ha ragione, si riferisce a Maarai, il cugino più giovane, ed è il primo a poterti chiedere in riscatto.
- Goel? Liberatore? – insisteva Rut senza comprendere.
- Sì, colui che ti libera della vedovanza e dalla miseria di una vita senza marito.
- Ma è stato Booz il primo a dimostrarsi pronto a prendermi in sposa e adesso vieni a dirmi che sarà lui a doversi sottomettere al giudizio degli anziani, questa mattina?. Forse si trova lì proprio in questo momento, magari potessi assistere!
Noemi avvertì l’angoscia che alterava la voce della nuora e cercò di consolarla:
- Non disperati prima di sapere come andrà a finire tutta questa storia, figlia mia. “Vale di più un vicino che ti sta accanto, che il fratello che sta lontano” e Booz non si fermerà finché non avrà compiuto quello che ti ha promesso.
Rut le consegnò l’offerta del contadino.
- Lui mi ha dato queste sei misure d’orzo, dicendomi: “Non tornerai con le mani vuote da tua suocera”.
- Che il Signore lo copra di benedizioni e che ascolti le preghiere del suo cuore.
La moabita pregò in silenzio perché le parole della suocera arrivassero in cielo.(...)
Traduzione
Anabela Ferreira (Forli)
Maria Helena da Mata Almeida (Mundo Brasil)